Ne scriviamo in questa sede una breve parafrasi per farTi entrare ancor più nel pensiero del Poeta, con l’avvertenza che se ne potrebbe parlare per pagine e pagine, dunque ne accenniamo soltanto.
Lo Nascondimento decrevia d’aria, li stretti pertugi ca n’avea mai taciuto, et supra essi, maravilliose vedute pe’l tutto.
Questo passo prospetta una suggestiva immagine del Nascondiglio, come possa mirarlo un pellegrino che abbia la fortuna di poterne vedere uno scorcio.
Como agitava uno ramo, de cui se parve di molto spaventar, così solea aspettar de uno in tondo como fecer l’antichi pria d’essa. Ecco che il Poeta accenna ai tumulti d’animo che si impossessano di colui che guarda, distante, il Nascondiglio.
Chè l’improceder solerte de li secoli lo troba perduto, solo et sanza speme, qual d’Umano Fato declara ala gens sua lo unico, vaero messago. Qui si indica il motivo stesso del Nascondimento del Regno, come fosse senza speranza la sua medesima Rivelazione, sebbene il Destino risieda in un messaggio che l’Umanità svelerà nel tempo. Chè di poca vita ci lascia saemper l’altrui doloro, como lo notro, qual anco lo tuo ca ti vidi ‘n fronte, chello jorno te rammenti alfin lo sole ne rideba che’ sapea, sed nessun de li due avera rivisto lo secutar proclivio. Passo famoso in tutto il Nascondiglio, parla del rapporto che il Poeta stesso ebbe in gioventù con una umana, relazione dominata da forte malinconia dei tempi perduti e dal dolore comune che abbraccia tutte le Razze Create.